penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. alla sua gestione. all\'umanità che ne scaturisce. a costruire un\'identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati. a non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo.in questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell\'apparire, del diventare. a questa antropologia del vincente, preferisco di gran lunga chi perde. è un esercizio che mi riesce bene. e mi riconcilia con il mio sacro poco.ma io sono un uomo che preferisce perdere, piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. grave colpa da parte mia, lo so. e il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù.

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